venerdì 8 ottobre 2010

La Coulée de Serrant 1982

LA COULEE DE SERRANT ‘82





Di certo non voglio annoiarvi con la grande storia recente di Joly la potete trovare in qualsiasi portale del web e nei suoi libri. Mi limiterò solo ad annunciare che mi sono avvicinato all’annata ’82 spinto semplicemente dalla curiosità, a da due recenti assaggi dell’89, nonché dalla fortuna di averla trovata in un noto ristorante (Capo Nord)dell’Isola dell’Elba. Annata se vogliamo interlocutoria in quanto Joly inizia la conversione organica dei suoi vigneti in seguito alle letture Steineriane nell’80 con un conversione totale nell’83. Ma eccoci al vino
Appena aperto il vino a temperatura di cantina si presenta con un naso maestosamente siliceo, calcareo minerale. Giallo ora quasi color birra ambrata. In bocca inizialmente molto potente quasi alcolico. Avvolgente al cambio di temperatura, il vino muta radicalmente… profumi di finocchio, lavanda, fiori di artemisia, foglie di thé secche ed infuse…un liquido che che si muove e parla come un uomo di 28 anni con ragionamenti sensati ed eleganti, movimenti sinuosi e di classe con un aspetto però contadino. Un acidità ancora viva da limone secco con poco succo e tanta materia, scorza di bergamotto e arancia secca, polvere di radice di liquirizia…una Pai lunghissima (più di 20 secondi) con ancora ritorni agrumati.





Il naso dopo quasi due ore di apertura ci regala nuove sensazioni nuove sfaccettature:incredibile Ananas fresco, mela a fetta, zolfo e zafferano a zaffate come lo stesso attacco in bocca che non finii mai di sorprendermi: subito diretto schietto,minerale…uno di quei vini di cui non ti capaciti della avvolgenza, della poderosa eleganza ed eterna giovinezza.
Sopra le righe ed indimenticabile!

lunedì 26 luglio 2010

SAUVIGNON GRAVNER 1989

SAUVIGNON GRAVNER 1989




Che si beve oggi a pranzo…?si dai è una settimana che si rimanda l’apertura di sta boccia trovata in mezzo ad un mucchio in cantina.
Tappo integro e perfetto!E vai!
Lo versiamo… ad onor del vero troppo freddo ma subito si nota che il colore del vino è ancora brillante,vivo e acceso di un giallo paglierino con riflessi dorati, ripeto riflessi. Sorprendente per un bianco italiano dei fini anni ’80…ma si sa Gravner ha sempre lavorato bene ma questo colore ancora così inaspettatamente gioioso e vivace come se fosse un giovinetto e non un ragazzotto di 21 anni ci coglie un po’ alla sprovvista!
Purtroppo il naso però subito ci delude…forse l’età si è fatta sentire?Mah… mi astengo dal dare un giudizio definitivo e lo assaggiamo… subito si percepisce la mineralità e la sapidità del vino con gli intramontabili classici di foglia di pomodoro, pirazzine e asparago.
Si decide di lasciare la bottiglia aperta per una ora a temperatura ambiente… per dargli la possibilità di svilupparsi nella sua completezza.
Che sviluppo… Rosmarino, salvia, miele di castagno, pietra focaia spenta, mela verde matura, licheni, tabacco biondo e leggermente etereo nella sua vegetalità. Morbido come un velluto ma ancora abbastanza fresco da persistere nel gusto retro olfattivo di miele, sale marino…
In conclusione un vino sicuramente non memorabile ma affascinante e piacevole da bere per i suoi 21 anni e per essere italiano e scusate se è poco!

giovedì 8 luglio 2010

MIGLIOR SOMMELLIER DEL MONTEREGIO DI MASSA MARITTIMA: UN VENETO ALLA CONQUISTA DELLA MAREMMA



12 giugno ore 7. 30 del mattino a Montemerano suona la sveglia dopo un venerdì sera di lavoro abbastanza impegnativo (ore 1.30 a letto). Ore 8 si parte per Massa Marittima per partecipare al Master del Monteregio di Massa M. con un po’ di timore di non fare una bella figura, si sa che la sommellerie Toscana è una delle migliori,se non la migliore, a livello di concorsi in Italia.
Ore 9. 40 circa arrivo a Massa Marittima bella la sede del Master ma devo dire sono molto stanco e cadono gli occhi…
Ore 10.10 si parte con lo scritto. Una ventina di domande abbastanza semplici: qualche domande sullo champagne, sui distillati, ampleografia, enologia ed abbinamento e ancora due vini in degustazione alla cieca ovviamente.Ore 11 20 circa siamo fuori.



Si dovrà aspettare fino alle 14.30 per sapere i tre finalisti ore in cui, chi ha fatto qualche concorso lo sa, si vaga, sembriamo sempre dei disperati, si assaggia qualche vino, si mangia, si parla e si dorme sulle panchine.
Si arriva alle 14.30 vengono annunciati i finalisti: Rudina Arapi (miglior sommelier di Firenze 2010),Io e Jacopo Tolli (secondo al miglior sommelier di Firenze e al miglior sommelier di Toscana, svoltosi alla fine di giugno) bello ed emoziante come sempre questo momento.
Si estrae chi deve affrontare l’ultima prova…sono ultimo, vorrei spararmi essere ultimi a quest’ultima prova è snervante: lunghe attese confinati in qualche stanza chiusa o lontano da tutto e da tutti a pensare ai movimenti da fare le frasi da dire e a soffrire.
Finalmente è il mio turno e non so come hanno affrontato la prova miei colleghi. Uno due tre via si inizia con la degustazione alla cieca di tre vini. Degustazione fluida chiara e veloce rientro tranquillamente nei tempi stabiliti, ritengo sia molto importante non raccontare fantomatiche storie dell’orso e far capire alla giuria che in due minuti hai capito il vino, ho riconosciuto un vino rosso come biologico. Tre bevande da riconoscere, bene riconosciute tutte e tre: una birra chiara, una grappa e un amaro.



Si passa alla prova con il tavolo…mi sono veramente piaciuto: molto chiaro, leggero nell’affrontare i commensali (sei domande), sciolto e per nulla impacciato e invito la giuria ed il ‘mio’ tavolo ad osservare fuori per spiegare bene il territorio del Monteregio alla ricerca di quei profumi e caratteristiche riscontrabili nei vini.
Correzione della carta vini…così così ahimé la conoscenza ancora limitata dei vini del Monteregio non mi ha aiutato, ma per fortuna anche i miei avversari non sono stati splendidi in questa prova, così mi hanno riferito.
Ore 16,30 la proclamazione, ma per aumentare la nostra agonia ed attesa vengono proclamati i vincitori del vino Monte regio: miglior bianco Vermentino Ristella, Miglior rosso Poggio Ai Lupi, Vino più elegante Moris Farm.
Proclamazione si parte dal terzo: Rudina Arapi…e tutti aspettano il secondo e io pure…tremano la gambe…Jacopo Tolli!



Ho vinto…Emozionante e sinceramente non me l’aspettavo ma visti i molteplici complimenti ricevuti dopo la premiazione evidentemente ho convinto la giuria ed il pubblico!
Bello Bello Bello…
Ai nazionali speriamo di fare bella figura!



Tutte le foto sono state gentilmente offerte da Alessandra Saglimbene.

giovedì 17 giugno 2010

Top 60!!!!!!

Non so come ho fatto ma l'arrogante è tra i 60 blog più cliccati sul vino...per Wikio!!!!!

Wikio - Top dei blog - Vino

venerdì 28 maggio 2010

MONTALCINO PARTE I

Cosa fare nel giorno libero di lavoro? Molti miei colleghi riposerebbero o farebbero qualcosa di tranquillo e rilassante, io invece mi sveglio alle 7.30 del mattino e parto per Montalcino, due ore di auto da Montemerano sebbene siano solo 70 km, con una voglia incredibile di capire meglio il sangiovese grosso o Brunello.

Primo appuntamento da Palmucci o Poggio di Sotto ore 10 del mattino. La fattoria si trova a Castelnuovo dell’Abate quindi nella parte sud sud-est di Montalcino. Nel 1989 vengono acquistati i primi vigneti a Castelnuovo dell’Abate vicino l’abbazia di S.Antimo visibile tra l’altro dalla cantina. Giulio Gambelli collabora o supervisiona il lavoro e parte anche una collaborazione con l’università di Milano (Attilio Scienza) nel momento del reimpianto e della scelta clonale. L’idea e l’intento è quello di creare un vino, Brunello, che rispecchi e rispetti la tradizione con l’aiuto della tecnologia, la pulizia e non solo. Vasche d’acciaio e botti di rovere da 30 hl periodicamente sostituite con cicli di 10-15 anni vale a dire circa ogni 3-4 annate di brunello. Lieviti indigeni con fermentazione spontanea del mosto sia in acciaio che in nel legno, circa 20 giorni la macerazione con frequenti rimontaggi e a volte se necessario delestage. 4 anni di legno per il Brunello e una anno per il Rosso di Montalcino più un anno di bottiglia questo significa che Palmucci sta per uscire con il Brunello 2005 e Rosso 2007 solo ora. Il vino di un frutto nitido, mirto e visciola, con un naso si austero ma gradevolmente etereo, macchia e spezie mediterranea, grande persistenza e piacevolezza e soddisfazione emozionale si prova a bere i vini di Palmucci uno dei più grandi Brunelli di Montalcino. Degustati Brunello 04, Rosso 06 e l’olio veramente interessante leggermente piccante ma mordibo.








Ore 11 circa la mattinata è ancora giovane e c’è un territorio che mi aspetta con un grande vino!Passo davanti a Ciacci Piccolomini una piccola grande azienda, mi dico ci provo senza appuntamento. Sono Fortunato! Le origini della tenuta risalgono alla fine del secolo XVII, ma la storia più recenti narra che Giuseppe Bianchini fattore della tenuta eredità tutta la proprietà nel 1985 con l’estinguersi della casata Piccolomini. Giuseppe ,uomo estroverso, porta avanti con determinazione un sogno che purtroppo non vedrà totalmente realizzato venendo a mancare nel 2004 e lasciando in eredità ai figli Paolo e Lucia la tenuta.Il mio Cicerone attraverso la storia della tenuta è la simpaticissima e disponibile Martina. Mi trovo ancora a Castenuvo dell’Abate a sud ovest nel comune di Montalcino. La tenuta si estende per cira 170 ha tra vigneti (40ha circa), seminativi, pascoli e bosco. Cantina pulitissima ordinata e ben organizzata. Dopo un breve ed interessante giro di cantina…mi appropinquo ad assaggiare i vini, un gamma piuttosto ampia e tutti i vini sono molto ‘bevibili’ niente di trascendentale intendiamoci ma fuori dal coro escono sicuramente il Brunello Pianrosso, il Fabius uno syrah in purezza ed il Rosso di Montalcino di grande beva!







Dopo la visita da Ciacci un piccola pausa pranzo ci sta tutta…dove vado?Mi fermo per un picio in una delle trattorie storiche di Montalcino quella di BassoMondo che fu del compianto Vasco Sassetti, di cui parlerò nelle prossime puntate. Pranzo veloce con un po’ di cacio a contorno e tanta acqua e si vola verso Podere Salicutti alle 14!
Mi accoglie Fransceso Leanza che gestisce in toto l’azienda. Un piccolo piccolissimo produttore di Brunello (4 ha in tutto di vigneto) che nel 1994 impianta i primi vigneti a sud est est di Montalcino. Azienda che nasce subito sotto la luce del biologico (dal sito web):La scelta colturale è quella del biologico che si avvale di tecniche molto semplici tendenti all'incremento della fertilita’ del terreno con l'apporto di sostanza organica da concimi di stalla o da sovesci di leguminose e cereali.
Francesco inizialmente duro e scontroso si scioglie alla luce delle mie domande molto tecniche e dopo un assaggio da tutte le botti delle nuove annate si passa al Brunello 05, 04 e alla riserva. Vini molto eleganti dove il legno non la fa da padrone, visto che Francesco crede che il vino , il Brunello, debba essere affinato in diverse tipologie di legno grande , piccolo e medio solo così il Brunello riesce a essere domato. Un produttore molto fine ed elegante che esprime al meglio la territorialità del suo Brunello sapido, austero e genuino.









Dopo 3 ore e mezza di chiacchere e assaggi… volo con enorme ritardo a Val di Cava.
Val di Cava(nord est di Montalcino quindi vini meno minerali, dipende dalla microzona poi, e se vogliamo esagerare più fruttati e meno asuteri), a differenza di quella appena visitata, è un’azienda molto più grande (27 ha di vigneto e tre vini) e più blasonta dai media, il famoso 100/100 di wine spectator per il Brunello Madonna del Campo 2001. Vengo accolto con molta gentilezza e affabilità in una della aziende più conosciute della zona del Brunello. Apprendo che Vincenzo Abruzzese, patron e grande amante di cavalli, non è presente in quanto in un tour promozionale negli Usa. Poco importa facciamo un giro per gli spettacolari vigneti di Val Di Cava completamente immersi nel verde e inerbiti, volano degli Aironi cinerini li intorno e vedo delle fagianelle libere. Molte chiacchere dopo… si passa all’assaggio dei vini rigorosamente solo dai legni.Vinificazione in cemento e botte grande di Slavonia( ma quanto è grande sta Slavonia?). Vini poderosi di grande struttura ed eleganza e frutto…su tutti spicca il madonna del campo 2006, che mi dicono essere il nuovo sogno di Vincenzo (probabile nuovo 100/100) e posso assicurarvi sarà un grande vino.






Ormai al tramonto lascio Montalcino soddisfatto, appagato, felice di aver imparato qualcosa di nuovo anche oggi e di aver fatto un passo avanti nella mia formazione. A presto Montalcino

martedì 4 maggio 2010

PICO DEI LAORENTI LA BIANCARA 1997 VINO DA TAVOLA



Eccomi di nuovo con il festival del bianco d’antan…
Oggi si Parla del Pico dei Laorenti di Angiolino Maule o se volete del’La Biancara’.


Giallo oro con riflessi quasi ramati un colore sublime ed affascinante una consistenza quasi perfetta nella sua geometria di rotazione. Denso, ma fluido e compatto con sviluppo di archetti e lacrime fitte e lente… che struttura questo vino!!!!!!
Naso subito potente e monolitico: il terroir????Provate ad immaginare di avere due sassi calcareo vulcanici ricoperti da un leggero strato di polvere argilloso zolforsa e strisciateli l’uno contro l’altro e avrete questo inebriante aroma della madre terra della su stessa essenza. Un vino che rappresenta la sintesi della terra e del terroir. Si fanno spazio poi in questo mare di terra calcarea piccoli ciuffi di camomilla che cresce qua e là, muschio secco e quei fiori di acacia orami secchi e caduti sulla calda roccia.
La bocca è ancora più potente, una sapidità ,che non esiterei a sostenere salata ,che rimane sulla lingua per diversi secondi provocando una salivazione e una tensione in bocca veramente estrema. Un finale di mandorla amara e noce tipici della Garganega. Un vino per me eccezionale nella sua tipologia forse inabbinabile con nessuno piatto e forse se volete talmente estremo e monodirezionale se volete che non potrebbe piacere a tutti. Non ha mille profumi, ha quelli giusti ma espressi come vuole il terroir, non è moribido e cremoso, anzi è nervoso, non è delicato è la pura espressione di un territorio o meglio l’espressione che Angiolino ha dato, senza alterarlo troppo, di un uva di un terreno. Un vino punto!

martedì 16 marzo 2010

Davide Buongiorno è il miglior Sommelier Professionista del Veneto! Premiazione

Che emozione! Un sogno diventato realtà al Castello di Susegana (tv)!



Un momento bellissimo in cui nella mia testa tutto si è azzerato! Avevo vinto punto, al di là dei piccoli errori fatti nelle prove! Ho fatto una buona degustazione dei due vini alla cieca, bene l'approccio con i clienti, non benissimo la prova di decantazione, ho avuto un vuoto, ma per fortuna ho sempre parlato con i clienti del vino, bene la prova di abbinamento dei vini ho tirato fuori dal cappello: un Cava di Augusto Torello, un Veltliner Tradition di Schloss Gobelsburg 2007, Spatbugunder Baden W. Hubert 2004, Moscato di Samos della Samos Coopertive ; per l'Italia un Prosecco vigneto Giardino di Adami (un dono alla zona che ospitava l'evento),un Pinot Gris elevé in barriques di Triolet 2007, Barolo Bricco Boschis Cavalotto 1997 e un Gewurztraminer vendemmia tardiva di Hosftetter 07 (un dono al piatto, uno strudel, e alla regione che mi ha ospitato negli ultimi due mesi). La correzione della carta vini molto bene a parte l'ultimo vino che non conoscevo!



Commosso e con gli occhi lucidi con mio padre e il delegato Ais Padova Bruno Maniero!

Ringrazio tutti quelli che mi sono stati vicini in questi anni e che mi hanno aiutato a crescere! Lo staff del Met di Venezia: Corrado e Paola Fasolato e Massimo, Elio Rossetto e Monica dell'enoteca GWG di La Morra, tutti ma proprio tutti del Ristorante ' La Ciau del Tornavento' : Nadia, Maurilio, Cecilia, Luca, Marco, Annette e Tomo...(il Piemonte sarà sempre nel mio cuore), tutti i produttori di vino amici e consiglieri, il mitico Alessio e Stefy della Vinoteca di Serralunga e lo staff del ristorante 'Schoneck' a Falzes.


Lo sfogo dopo una giornata lunga e tesissima!

Grazie a tutti!!!!!!

mercoledì 3 marzo 2010

Sauvignon ‘Jahrgang’ Cantina Girlan 1995


Sauvignon ‘Jahrgang’ Cantina Girlan 1995



Cantina Girlan si trova a Cornaiano in provincia di Bolzano all’inizio della strada del vino a pochi chilometri dalla ben più conosciuta Appiano. La cantina nasce nel lontano 1923 e nel 1962 fu imbottigliata la prima mitica linea ‘fass n.9’. Da quel lontano ’62 sono passati orami 48 anni e ora la cantina/cooperativa conta circa 240 soci conferitori e circa 1100000 bottiglie prodotte. Un’altra grande realtà coopertiva o sociale ben strutturata, avviata e di elevata qualità. Tre le linee prodotte: Select art il top dell’azienda;Premium quella intermedia e una linea diciamo per la grande distribuzione chiamata Vinum.
Il vino di cui parlerò oggi è un vino che ,credo, non venga più prodotto almeno con questo nome e dovrebbe corrispondere alla linea oggi chiamata select art in quanto il nome, ‘Jahrgang’, corrisponde ad una traduzione più o meno simile a quella che potrebbe essere: vino d’annata, un’annata grandissima il ’95 per i bianchi Tirolesi. Ricordiamo però che a differenza di realtà molto ben più solide e conosciute come Cantina di Terlano la maggior parte delle altre aziende Tirolesi hanno incominciato a lavorare in modo diverso cercando la qualità e a credere nella longevità dei propri vini agli inizi degli anni ’90…anni quindi in cui si sperimentava di più.
Apro il vino praticamente a temperatura ambiente, ritengo che i bianchi d’annata non debbano essere serviti alla temperatura di un con gelato, come certi clienti amano…anyway…amo sempre annusare il vino appena aperto. Subito un sorriso mi si stampa sul volto e dico ai miei amici: ragazzi C’è tutto!Si sorpreso perché ho acquistato la bottiglia, una delle ultime, direttamente in azienda solo seguendo il consiglio dell’enologo quindi alla cieca! Il colore è un giallo paglia bagnata con toni e riflessi verdi scuri non di grande consistenza non brillante a testimoniare che il vino ha perso la vivacità giovanile. Al primo naso subito sono colpito dall’potenza ed intensità delle pirazzine: scaglie di felce secca, zolfo,fiammifero spento con una nota quasi affumicata che lentamente con il passare del tempo si allieverà donando al vino un susseguirsi di note fruttate (frutto della passione e arance stramature) , vegetali (asparago sott’olio e racemo di pomodoro secco), miele di castagno e sambuco…una grande complessità e finezza.
In bocca subito la grande sapidità (quasi croccante)si impadronisce dell’intera bocca con un finale morbido mandorlato mentre la vena acida appare orami abbastanza attenuta e calma (se pensiamo all’acidità bestiale, il vero segreto della sua longevità, che deve avere avuto questo vino nel 97) ma ben presente e fa da degna spalla alla salinità del vino. Non estremamente lunga la Pai ma 6-8 secondi vi assicuro sono sufficienti per respirare, godere e passare al secondo sorso… Leggermente carente la struttura elemento che ci fa capire un vino decisamente maturo e che sta terminando la sua vita…ma Signori che GRAN FINALE!!!!!
Handclap 30 euro spesi molto ma molto volentieri!!!!!!!!!!!!!!Trovarne di vini così in giro!

martedì 23 febbraio 2010

Veltliner Kuen Hof 1995


Eccomi qua che cerco di dare un po’ di continuità a questo blog e oggi vi racconto di un vino, scusate, un grande vino: il Veltliner di Kuen Hof 1995 di Peter Pliger.


Peter e Brigitte Pliger posseggono circa 5 ha in Val D’isarco coltivati a Riesling, Peter fu il primo ad inserire questo vitigno nella valle, Sylvaner, Veltliner e Gewurztraminer. Incominciano ad imbottigliare nel ’90 ed inizialmente dedito ad una agricoltura canonica, Peter, a fine anni ’90 si converte a delle lavorazioni in campagna ed in vigna più ecososetenibili conferendo a suoi vini un carattere vivo e proprio meno standardizzato al mercato e più incentrato sul terroir e sulla tipicità dei singoli vitigni. Vini decisamente minerali, sapidi nervosi da giovani, avvolgenti e seducenti con qualche anno di età.

Il vino degustato, scusate bevuto, mi viene aperto con sorpresa e senza nessuna avvisaglia da Siegfried Baumtgartner, maitre e proprietario, insieme al fratello Karl, lo chef, e Mary, la moglie dello chef, del risitorante Schoneck di Falzes al termine di un servizio. Siegfried ,detto Siggy,mi disse adesso ti faccio sentire io un grande vino Altoatesino!

Apre questo Veltliner del ’95, grande annata qui in Tirolo per i vini bianchi, e in men che non si dica è nei nostri bicchieri.

Il vino si presenta di un colore giallo ancora verdolino con leggeri riflessi più verdi scuro dorati, di buona consistenza, un vino che non sembra aver sentito il peso degli anni. Ma quello che più ci affascina è il naso di questo vino: subito minerale, salino con stratificazione di fondo di erbe e fiori (camomilla disidratata, salvia, erba medica, mentuccia, sambuco) e un finale di buccia di mela secca e miele di acacia. In bocca il vino è sorprendente: sapido, ancora vivo e croccante, e una buona freschezza che si equilibriano perfettamente con una prevalenza iniziale della prima ma avvolgente. In bocca è lungo lunghissimo ed il nostro palato rimane in tensione per lungo tempo donando una Pai intensa fruttata e salata che ti spinge ad assaggiarne un altro sorso. Un vino di enorme e grandissima personalità che dimostra come questa terra possa dare vini longevi dotati di vita propria.

Per per ora siamo sono all’inizio vediamo cosa questa terra ci potrà donare nei prossimi dieci! anni.

lunedì 18 gennaio 2010

Vendemmia Nebbiolo da Barbaresco Cecilia Monte 2009


Annata sicuramente molto interessante bell'uva sana grappoli ben conformati poca grandine.



Pendenze come al solito molto alte un caldo pazzesco...una giornata lunga e divertente sul cru Serracapelli di Neive.


Maurilio Garola compagno di Cecilia Monte e chef del ristorante la Ciau del Tornavento.


Io alle prese con un bel grappolo di Nebbiolo!